Nella questione del futuro urbanistico di Rimini, è necessario considerare due nuovi aspetti non collaterali. Non legati alla realtà locale, essi sono però connessi strettamente ad essa. Il primo, è la recessione economica che sta influenzando sia i bilanci famigliari sia il mercato immobiliare. Il secondo, è la esplosione della cosiddetta questione morale all'interno del Pd, per cui a livello nazionale (vedi i casi di Napoli e Firenze), emergono aspetti più o meno rilevanti sotto il profilo penale proprio per faccende urbanistiche.
Riusciranno "i nostri eroi" riminesi a portare a casa la loro idea di "nuovo lungomare"? Realizzandola in qualcosa che è oggetto di una serie così fitta di critiche che alla fine, forse, prevarrà il volere dei politici. I quali potranno giustificarsi candidamente, alla faccia delle critiche stesse, con il detto "tanto fumo e niente arrosto".
Ma in democrazia, le critiche a chi amministra o governa, non sono "fumo" od un passatempo dopolavoristico. Soprattutto quando la questione, secondo la vulgata offerta ufficialmente ai riminesi ed avversata da tanti esperti a vario titolo, rischia di sconvolgere in modo irreparabile un patrimonio comune. Su cui la discussione presente degli esperti medesimi ha proiettato ombre che spaventano. Ovvero se i progetti dell'amministrazione passeranno, la zona a mare di Rimini centro sarà "devastata" per sempre. Come se fossero passati i cosiddetti barbari.
Ma, prima di tutto, ci sono i soldi per finanziare quei progetti? O la recessione bloccherà tutto? E perché non se ne discute? Si spera nel riciclaggio mafioso? Da "Repubblica" di Bologna (7.12) s'apprende che per la Riviera adriatica "si è parlato spesso di incontri fra i referenti di Cosa Nostra e della 'Ndrangheta, che gestiscono il riciclaggio di denaro e il mercato degli stupefacenti, e quelli della mala russa e albanese".
Anche se mancano le prove di incontri, "una cosa è certa: il crimine organizzato italiano ha investito in modo forte nell'Est e viceversa". Le parole riportate sono del procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Antonio Ingroia, specializzato nel rapporto fra mafia e politica, come precisa il quotidiano romano.
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Testo pubblica l'11.12.2008 sul "Corriere di Rimini".