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Ho letto l'inchiesta del "Corriere" sulla crisi del commercio nel centro storico di Rimini. Lo stesso giorno, le cronache sui progetti per la Marina offrivano già nel titolo le prospettive di un futuro molto vicino, che sembra più incombere che sorridere alla città: "Pensiamo in grande, basta con i minimalismi", ha detto il vice-sindaco.
Gli argomenti si fronteggiavano all'occhio dei lettori quasi a suggerire una meditazione sui due fenomeni che non sono separati fra loro ma quasi speculari.
Quel gigantismo degli "iper" ("lo dice la parola stessa", spiegherebbe quel famoso comico) presentato qualche tempo fa come il nuovo strumento per risolvere tanti problemi dell'economia locale, ha creato fenomeni negativi che al cittadino qualsiasi non sfuggono. E che dovrebbero essere spiegati meglio e collocati nel giusto rapporto con la realtà dagli specialisti che esistono anche in loco.
La crisi del centro storico causata nei "minimalismi" dei piccoli negozi dal gigantismo dei centri commerciali, rende appetibili i locali lasciati vuoti. I cui costi crescono anziché diminuire in base alla più semplice regola di mercato: se non c'è richiesta, i prezzi scendono. Invece a Rimini salgono. E non è difficile immaginare perché.
Appartengo alla schiera degli aficionados della piccola bottega, del rapporto umano con il suo gestore, il quale finisce per conoscere esigenze e gusti del cliente sino a potergli offrire ad occhi chiusi il prodotto più adatto alle sue esigenze ed al suo portafoglio.
Tanti anni fa acquistai un computer qui a Rimini, un amico andò a San Marino perché lì risparmiava centomila lire. Gliele chiesero poi per dimostrargli come si faceva a far funzionare l'aggeggio. Il che a me non costò nulla, con l'aggiunta della consegna gratuita a domicilio dello stesso.
Non vorrei che anche il gigantismo di cui si parla oggi per la Marina ("pensiamo in grande"), approdasse agli stessi risultati provocati dagli "iper". Soprattutto nel presente contesto economico nazionale che ha costretto un noto imprenditore in Sardegna a rendere più popolare il costo di una cena al suo locale, abbassandolo a 200 euro. Sono cose che fanno ridere se avvengono in casa d'altri. E se succedessero pure da noi, altro che crisi commerciale del centro storico...
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