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Quel simpatico personaggio di cui ci siamo già occupati qui, per i suoi articoli "riminesi" sul Ponte, ne ha combinata un'altra.
Ne parlo in questa lettera inviata alla direzione de "il Ponte":
Una collezione di gravi errori
L'elenco dei collezionisti di Archeologia tra 1700 e 1800, offertoci nel "Ponte" del 27 marzo (pagina 18), contiene stranezze inspiegabili.
L'Anonimo rigazziano non è una persona, ma un manoscritto ("codice") appartenuto al medico Giovanni Antonio Rigazzi del sec. XVI. Sebastiano Bovio de' Gherardi è dello stesso sec. XVI. Cesare Clementini vive tra 1561 e 1624. L'abate Giuseppe Vitali è conosciuto soltanto per due sonetti...
Poi l'autore del saggio apparso sul "Ponte" non ha compreso che nel 1700 la parola antiquario non indica un commerciante (un "robivecchi"...), ma uno studioso di quella cosa che poi verrà detta Archeologia. Basta leggere una Wikipedia qualsiasi, da cui riassumo: Johann Joachim Winckelmann è ritenuto l'iniziatore degli studi archeologici moderni, perché in contrapposizione con gli eruditi studi della precedente disciplina "antiquaria", inserì le opere d'arte greco-romane nel loro contesto storico.
L'Antiquaria riguarda le cose spettanti all'Antichità come si legge in una citazione riportata sullo stesso pezzo del "Ponte". Altro discorso è quello relativo al collezionismo di "Storia Naturale". L'Antiquaria e la Storia Naturale facevano parte della cultura enciclopedica così ben presente a Rimini nel 1700.
Lo stesso autore del "Ponte" sembra deridere tutte le discussioni che avvenivano: "La vasta letteratura" e "l'abbondanza di opinioni divergenti inducono a considerazioni prudenti sull'argomento". Ma è da quell'abbondanza di opinioni che nascono le ricerche, e si perfezionano le conoscenze.
Alberto Cristofano
Rimini
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