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Concita e la nuova Unita' |
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L'arrivo di Concita De Gregorio alla direzione di un giornale antico ed un tempo "di partito" come "l'Unità", può (anzi dovrebbe) suggerire alcune riflessioni "aperte", cioè che riguardano tutti e non soltanto alcuni settori della pubblica opinione o della vita politica.
Concita De Gregorio è una firma illustre. Con il suo lavoro a "Repubblica" ha saputo dimostrare doti professionali egregie. La sua nomina alla testa di un quotidiano costituisce un fatto quasi rivoluzionario. Una donna che guida un giornale, non è una notizia molto frequente. Viviamo in un'Italia "velinara", nel doppio significato che la parola "velina" aveva un tempo nei giornali come testo "suggerito" per la pubblicazione; ed in quello odierno di fanciulla sculettante dal teleschermo di nascita berlusconiana (senza i mutandoni della Rai democristiana).
Concita De Gregorio è la negazione esatta di quest'Italia "velinara" in entrambi i significati, e testimonia che "oltre le gambe c'è di più": non soltanto per l'universo femminile, ma pure per quello maschile che non voglia ridurre tutto il mondo alla dimensione erogena del gluteo parlante.
La mia potrebbe sembrare una divagazione comica. Nossignori. Vado diretto al problema. In questi ultimi anni i teleschermi berlusconiani (con le aggiunte di provata Fede) hanno spinto gli italiani verso un divertimento che è proprio quel "divertere" latino che (ricordava Biagio Pascal) allontana dall'osservazione della realtà umana. Ci auguriamo che proprio una signora al timone di un quotidiano, sia capace di restituire della nostra vita sociale e politica un'immagine che serva ad appassionare anche con il dissenso, la discussione, e non soltanto l'applauso.
L'Italia di oggi ha più che mai bisogno di dibattere. Caduto il muro di Berlino, crollato il sistema sovietico, le nostalgie degli "orfani" non apprezzeranno questa nuova trasformazione de "l'Unità" fondata da Antonio Gramsci in un foglio di battaglia politica non dipendente da nessuna segreteria di partito, e soprattutto (a quanto pare) distante dalle apprezzate gestioni di Furio Colombo e di Antonio Padellaro.
Per tutti vale l'augurio che l'esperienza di Concita De Gregorio possa approdare a risultati possibilmente nuovi, diventando l'orecchio di un'Italia che cerca di parlare, e non ama soltanto applaudire come succede al centro-destra. Un orecchio attento a cogliere le sfumature dei discorsi, non il megafono di ordini superiori. Auguri a Concita De Gregorio, auguri a quanti come noi sperano in un'Italia democratica e non votata ai soliti trasformismi ed agli accordi sottobanco. Dei quali sono pieni i libri di storia.
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