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RIMINI. Ultima farsa in scena al Novelli
Occorrerebbe un Umberto Eco che studiasse (come l'illustre maestro fece per Mike Bongiorno), la fenomenologia dei politici della Sinistra riminese, o per meglio dire di quel fantasma che è ancora chiamato centrosinistra, e che osserva la città con l'intendimento di distruggere ciò che resta del passato.
Giriamo per Rimini. Teatro, palazzo Lettimi, anfiteatro: bastano queste tre tappe per segnalarci che qualcosa non funziona nelle pubbliche amministrazioni cittadine. Essi sono simboli perfetti del tempo che passa inutilmente. Se poi vogliamo allargare lo sguardo alzando gli occhi al Cielo, ecco l'orribile seminario vescovile che ha rovinato il panorama del Covignano, assieme alla Circonvallazione ed alla A14, che dovevano essere invece nascoste verso l'interno.
Le cronache degli ultimi giorni hanno raccontato per il seminario la missione compiuta, ovvero il contratto che fa passare parecchi soldi dalle casse pubbliche a quelle vescovili. In contemporanea è andata in scena l'ultima farsa sul vecchio palcoscenico del Novelli. Il teatro va demolito per far posto ad altro ed alto cemento.
Ogni farsa contiene in sé un germe di verità drammatica. A Rimini ci si sbraccia sorridenti a proclamare piani, progetti secolari, una nuova visione del mondo, e poi alla fine tutto si mette a ruotare attorno alla vecchia lezione: un chilo di nuovo cemento sulla bilancia della politica cittadina pesa di più di un chilo di verde pubblico o di memoria ben solida nella coscienza collettiva.
Il Novelli è parte di questa memoria. Il particolare avrebbe dovuto consigliare un approccio diverso alla questione, che sarebbe ancora possibile recuperare in extremis. Ma i nostri politici di centrosinistra vogliono fare soltanto regali, come per l'affitto del seminario, confermando l'inevitabile distruzione del teatro di Marina Centro.
Noi semplici cittadini non possiamo far altro che prendere atto di un fatto: i politici che abbiamo eletto nella maggioranza comunale (come quasi tutti quelli oggi all'opposizione), non conoscono altro spartito che quello eseguito per il Novelli: distruggere, costruire enormi cubature, e vada all'inferno chi vorrebbe che Rimini salvaguardasse il proprio passato.
La farsa sta proprio qui. La nostra città non riesce ad andare avanti rispetto a certi modi che hanno portato in tempi non lontani a parlare di riminizzazione sulla scia della rapallizzazione, ovvero il trionfo di cemento selvaggio. Tutto dipende da poche istituzioni private che allungano le mani dappertutto. Le trovate nella biblioteca comunale con quel patto di cui scrivemmo qui il 16 agosto. Nelle comunicazioni sociali della Chiesa riminese. Nelle sovvenzioni all'editoria privata (con anche, udite udite, il volume di storia composto da un prodigioso fanciullo di 10 anni, nipote d'illustre nonno). Nelle pianificazioni urbanistiche e quindi nell'attività edilizia.
Viene soltanto da chiedersi se quest'ultima farsa sulla scena logora del Novelli, non sia piuttosto la tragedia simbolica e riassuntiva che cancella ancora una volta una bella fetta di Storia. Perché ciò che conta per tutti (politici, preti, industriali) è l'altra fetta, quella della torta dei quattrini. Quanti ne sono stati spesi inutilmente sinora per il teatro Galli? Quando si troveranno quelli per il palazzo Lettimi? Chi penserà all'anfiteatro? [12.09.2010]
[Testo pubblicato dal "Corriere Romagna" del 19.09.2010]
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