La crisi economica c'è, e non ci piove. Ma non sapevamo che essa fosse accompagnata pure da una "crisi antropologica". Ne hanno parlato a Rimini docenti universitari come Stefano Zamagni, su iniziativa di vescovi sammarinesi e banchieri cittadini del Credito cooperativo.
Niente paura. Le due crisi si risolvono facilmente: basta rimettere il "bene comune" al centro delle nostre meditazioni e delle attività economiche, e tutto finirà bene. Questo ha sostenuto Zamagni, appoggiato dal prorettore della Cattolica di Milano, Luigi Campiglio.
Ovviamente nessuno ha chiesto ai due professori se il caso Calvi-Ambrosiano-Ior fosse una versione alla Marcinkus della dottrina sociale della Chiesa. Oppure una modesta degenerazione da attaccamento eccessivo al denaro ed a Sindona.
Non fu, pure quel caso, una terribile deviazione "antropologica" (e religiosa)? Oppure si tratta soltanto di sciocche invenzioni giornalistiche?
Saremmo felici se ogni tanto questi illustri pensatori, scendessero dall'eccelsa cattedra sulla quale maturano pensieri e pensione, e guardassero i "cavoli amari" della gente. Per non rasentare il ridicolo.
Comunque, da oggi siamo tutti avvertiti. Andando al mercato, e vedendo salire il prezzo di un prodotto alimentare, siamo autorizzati dai convegnisti delle Banche del credito cooperativo a chiedere al venditore: quell'aumento nel costo è colpa della crisi economica o di quella antropologica?
Peccato che gli illustri docenti non ci abbiano ancora pensato, alla risposta. Come si dice? Sarà per un'altra volta.
Questo testo, con il titolo "Cavoli amari", è ospitato nel blog "Libera Rimini". Ed è apparso il 5 febbraio 2009 nel "Corriere di Rimini".